E’ importante sapere sempre come contrastare e ridurre qualsiasi forma di dolore muscolare, soprattutto in caso di sovraffaticamento. Le tecniche progettate con questo specifico intento si sono susseguite e aggiornate nel corso delle epoche ma ce n’è una che da secoli – al netto delle evoluzioni che ha subito – è rimasta sempre sulla cresta dell’onda per via della sua efficacia. Stiamo parlando dell’impiego della corrente elettrica a scopo terapeutico.
Le origini e l’evoluzione di una tecnica praticata da secoli
Un tempo ormai molto lontano venivano utilizzate le torpedini: questi pesci – capaci di generare scariche di elettricità – servivano a indurre analgesia in quei pazienti che mostrassero qualsiasi tipo di dolore. La svolta rivoluzionaria nell’impiego di corrente elettrica con finalità terapeutica arriva nel XIX secolo: è a questo punto che vengono creati i primissimi dispositivi atti a produrre elettricità (i cosiddetti apparati elettromedicali). Molti studiosi si sono alternati nello studio di questa nuova terapia, che può essere suddivisa in due categorie: antalgica e di stimolazione. L’obiettivo della prima è ridurre il dolore, mentre la seconda punta alla produzione di contrazioni di tipo muscolare. Oggi l’elettroterapia per lo sport risulta spesso e volentieri impiegata per ripristinare l’equilibrio in situazioni più o meno complesse. Ma come funziona questa tecnica così innovativa? Scopriamolo insieme.
Come avvengono le sedute e le applicazioni di elettroterapia
Per poter effettuare una seduta di elettroterapia antalgica è necessario procedere all’applicazione degli elettrodi in quella che è la specifica zona da trattare. L’apparecchiatura poi viene accesa ed inizia a rilasciare i suoi segnali, che vengono percepiti dal paziente come un lieve formicolio. Il trattamento può avere una durata di varia intensità: si va dal quarto d’ora fino a sessioni anche di un’ora. Nel caso in cui ci si dedichi a queste applicazioni in ambito domestico, quindi come presidio di automedicazione, si potrà fare affidamento su una tecnologia di altissimo livello racchiusa in dispositivi grandi in genere come smartphone. Per quanto riguarda invece le sedute di elettroterapia di stimolazione, queste richiederanno il posizionamento degli elettrodi in corrispondenza del muscolo sul quale si vuole agire (sia a monte che a valle di esso). Ci sono brevi pause di riposo, che intervallano le correnti di stimolazione. Si deve vedere chiaramente il momento in cui avviene la contrazione del muscolo, proprio che se venisse svolto un normale esercizio.
Per quanto riguarda nello specifico le correnti antalgiche, i loro meccanismi d’azione si possono riassumere in questo modo. Vengono attivate le zone del cervello che controllano la soglia del dolore (vi è una regolazione della sensibilità dolorifica), poi viene inibito il passaggio degli stimoli connessi al dolore a livello midollare (viene data quindi la precedenza a quelli di tipo tattile). Vi è poi una sollecitazione alla produzione delle endorfine, molecole che il cervello rilascia per andare a inibire i dolori. Infine vi è una iperpolarizzazione, meccanismo che lavora nell’ambito delle terminazioni nervose nell’area dolorante in modo da renderle maggiormente refrattarie nei confronti degli stimoli (il dolore in questo modo viene percepito meno).